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COWBOY E ARTE

Pubblicato su 28 Febbraio 2012 da Desirée Nocentini in ARTE

 

L'ARTE DEL COWBOY

Cowboy è un termine inglese che vuol dire ragazzo delle mucche, cioè il mandriano tipico degli Stati Uniti d'America, dove ha il compito di condurre il bestiame al pascolo e di controllarlo; col tempo però la mansione dei cowboys si è trasformata principalmente nella custodia dei cavalli nei ranch, dopo la loro importazione da parte degli spagnoli, che con essi portarono nelle Americhe anche la loro tradizione di mandriani. Alcuni cowboys si dedicarono, fin dal 1883, all’organizzazione dei rodei, dove si esibivano cavalcando cavalli o tori senza sella a volte in modo professionistico: non a caso infatti il rodeo è definito la danza del cowboy. Nel linguaggio di oggi il termine ha però assunto un altro significato, quello di pistolero del West, e questo soprattutto a causa dell’influenza del cinema, che proponeva uomini rudi costretti a vivere in territori pericolosi e obbligati a difenderli con le armi. Ma è sbagliato identificare in ogni caso i cowboys con i gunslinger. La composizione razziale dei cowboys era molto varia: spaziava dagli africani (presenti soprattutto nel Sud delle vecchie colonie schiaviste), ai messicani, agli indiani d’America, in particolare, dopo la dissoluzione del sistema delle riserve.

IL COWBOY PER L’ARTE

 Nell’immaginario collettivo il cowboy indossa una sorta di divisa, anch’essa dettata dai film western, che prevede un cappello a tesa a larga, gli stivali alti con speroni rimovibili, pantaloni resistenti tipo jeans, e hanno caratteristici arnesi come chaps (protezioni per le gambe), lariat (corda per catturare gli animali), speroni, e fucile (o pistola) per proteggere la mandria da animali o ladri di bestiame. La figura del cowboy ha attraversato più di 60 anni di storia artistica, soprattutto cinematografica. Tra tutte le pellicole sul mondo dei cowboys nelle sue molteplici accezioni, sono senz’altro da ricordare Cowboy (1958) di Delmer Daves, El Dorado (1966) di Howard Hawks, I cowboys (1972) di Mark Rydell, Tex e il signore degli abissi (1985) di Duccio Tessari, Gli spietati (1992) di Clint Eastwood e Brokeback Mountain (2005) di Ang Lee. Non solo il cinema ma anche il mondo della musica si è ispirato ai cowboys nella scelta di nomi di gruppi come i Leningrad Cowboy , i Cowboy Junkies o i Drifting Cowboys o dei titoli delle proprie canzoni, quali Space Cowboys, Jamiroquai (1994), Cowboys from Hell, Pantera (1990) o la nostrana I cowboys di De Gregori (1985).Ultimo ma non meno importante l’apporto del fumetto Tex all’immaginario del cowboy-sceriffo al limite della legge.

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